Riportiamo quanto scritto da Franco Berardi (Bifo) di recente sul suo interessantissimo blog “Il disertore” su Substack.
Recensione di Franco Berardi Bifo
Un libro dal titolo Umanamente insostenibile di Luigi D’Elia e Nora Sophie Nicolaus affronta il tema della mutazione prodotta dalla connessione generalizzata con un approccio psico-evoluzionista, e analizza il collasso mentale contemporaneo dal punto di vista dell’adattamento evolutivo.
Esilio dal corpo fisico: in questo modo D’Elia e Nicolaus parlano della condizione in cui vive la generazione che conosce il mondo attraverso lo schermo.
Questo salto si è svolto in un periodo troppo breve per un adattamento all’accelerazione dei ritmi cui il cervello è sottoposto, così che l’intensificazione del ritmo di attenzione ha prodotto una catena di effetti psicotici.
“..nell’esilio dal corpo reale si intravedono i maggiori rischi per la salute mentale: il corpo è il principale mediatore dell’esperienza di sé e dell’altro, e non è difficile prevedere che l’oscuramento del corpo prodotto dal metaverso creerà una voragine dissociativa di proporzioni giganti e conseguenti de-realizzazioni a carico dell’apparato psichico. Una mente che si addestra a dialogare con un corpo irreale anziché con il proprio corpo reale è una mente che sarà costretta e ogni fine sessione a rientrare nei ranghi di un corpo irrisolto e ingombrante, sempre più rifiutato e degradato.” (Luigi D’Elia, Nora Sophie Nicolaus: Umanamente insostenibile, Meltemi, 2025, p. 119).
Poiché l’attenzione è divenuta un campo di mercificazione e di conquista da parte del profitto, il corpo, e soprattutto il cervello vengono costretti in condizioni per cui non sono adatti. La deformazione e contrazione dei tempi del sonno, ad esempio, è un fattore patogeno che tra i molti altri, sta producendo panico, depressione e demenza con esiti violenti e talvolta suicidi.
“Mercificazione dell’attenzione, che ci vuole incollati senza pausa a qualche dispositivo a nutrire il nulla assoluto (ultime stime italiane indicano una media di circa sei ore al giorno con qualche device acceso e connesso). Questo fenomeno, ormai estremo, fa sì che i disturbi del sonno e le vistose conseguenze sulla salute mentale stiano aumentando a dismisura.” (33)
La contrazione dei tempi di sonno è un tema su cui Jonathan Crary ha scritto un libro (24/7 il capitalismo all’assalto del sonno). Una società che dorme poco è una società che si vuole male, che non sa coordinare i propri movimenti in maniera razionale. Una società che va diritta verso la tragedia.
“L’esposizione prolungata alla luce artificiale che interferirebbe con la qualità e la quantità del sonno, le abitudini alimentari, la carenza di attività fisica, tutte variabili che aumentano la vulnerabilità alla depressione. “ (83)
Il cervello è predisposto a conformarsi alle condizioni ambientali: neuroplasticità è la parola con cui ci riferiamo a questa capacità del cervello. Ma l’adattamento neuropatico ha tempi che non sono quelli della storia contemporanea e della competizione economica.
L’intensificazione connettiva si sta svolgendo con un ritmo che non rende possibile un’adattamento neuroplastico.
“.. la prospettiva psico-evoluzionistica afferma che la nostra è una mente paleolitica in un cranio moderno.” (130)
Per questo l’accelerazione tecnologica non è umanamente sostenibile. La psicoterapia non è in grado di far fronte a questa mutazione perché le sue categorie e le sue tecniche di cura della sofferenza mentale non hanno previsto la mutazione repentina dell’ambiente in cui agisce il sistema nervoso dell’animale umano.
D’Elia e Nicolaus riprendono un appello che viene da Bernard Stiegler, che qualche anno invitava a occuparsi della salute mentale delle generazioni a venire.
“Ogni strumento tecnologico … esercita un potere neuropatico sul nostro cervello. Lo modifica. Il punto da comprendere per tutelarci e per avere cura delle future generazioni è quello di comprendere come lo fa e cosa possiamo are per evitare le conseguenze negative.” (105)
Ma visto che nessuno è in grado di tutelarsi dal neuro-stimolo, molte (e soprattutto molte) cominciano a capire che c’è un solo modo per proteggere le prossime generazioni: non generarle.
Lascia un commento